Ciò che riesce a farti provare una storia, una buona storia, è sempre sorprendente. Come riesce a coinvolgere, sconvolgere, impressionare, innamorare chi la ascolta o la legge è per me oggetto di ammirazione profonda. Domenica scorsa ho visto un film che, come me, dà valore alle storie, ne spiega il sentimento che vi è dietro, ne svela l'intrinseca bellezza.
Tratto dal romanzo di Markus Zusak, Storia di una ladra di libri racconta di un processo di formazione di una giovane mente, in un periodo in cui pensare con la propria testa non era accettabile, che impara a leggere il mondo tramite l'amore per i libri e la presenza di figure dalla forte coscienza e amore per il prossimo. La trama è abbastanza semplice:
Liesel Meminger è una ragazzina che ha perduto un fratellino e rubato un libro che non può leggere perché non sa leggere. Abbandonata dalla madre, che è costretta a lasciare la Germania per le sue idee politiche, e adottata da Rosa e Hans Hubermann, Liesel apprende molto presto a leggere e ad amare la sua nuova famiglia. Generosi e profondamente umani gli Hubermann decidono di nascondere in casa Max Vandenburg, un giovane ebreo sfuggito ai rastrellamenti tedeschi.
Bisogna dire che inizialmente il film procede lento. Tutto il primo tempo, nonostante le facce buffissime della protagonista, quando, ad esempio, suppone che una cosa sia rubata( ben meritata la nomination come miglior attrice emergente), è alquanto noiosetto. Di certo non si discute il merito di Geoffrey Rush ed Emily Watson... l'uomo col cuore a fisarmonica e la donna vestita di tuoni. Anche se, devo dire, i loro personaggi erano molto affini per personalità a ruoli già precedentemente interpretati. Nè la bellezza di alcuni personaggi minori come la moglie del borgomastro. Il film migliora infinitamente con l'arrivo di Max. Il cui spessore nella trama non è dettato dal suo vissuto fin nel momento in cui arriva nella vita della protagonista, tipico del personaggio ebreo nel periodo trattato dal film, quanto per il suo amore per la parola. Sarà lui più di altri, infatti, ad insegnare a Liesel il valore di questa e come possa un pensiero, espresso con le giuste parole, dare libertà e vita anche a chi è rinchiuso. Altra trovata interessante è stata quella della voce narrante, di cui non svelo l'identità per chi ancora non ha avuto il piacere di guardare il film, che mi ha piacevolmente sorpreso in quanto novità davvero originale, anche se non a molti è piaciuta. Quello che proprio non ho gradito è stato, nel doppiaggio italiano, l'utilizzo di termini in tedesco, sicuramente nato per richiamare l'ambientazione del film che, tuttavia, mi ha infastidito non poco, suonando più come un'espressione di saccenza, oltre a far perdere il senso di alcune frasi, non conoscendo la lingua. Nonostante tutto, durante la visione del film è cresciuto in me un forte senso di commozione che è esploso quando ho rivisto la fisarmonica suonata da Hans Hubermann riposta sotto una teca di vetro, come il più prezioso dei tesori ( si, per i film sono una sentimentale). Pertanto è un film che consiglio di andare a vedere, confidando che possa in qualche modo inculcare un pò di amore per la buona letteratura in un periodo in cui "cose" come Twilight e simili hanno preso il sopravvento.
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